Contro l’Ancien Régime

I borghesi hanno fatto la Rivoluzione Francese [1] ma sembrano avere dimenticato che ciò che ha fatto della Francia une Grande Nation è stato il trinomio «Liberté, Égalité, Fraternité». Appena ne hanno avuto la possibilità, hanno abbandonato il cappello frigio dei sanculotti giacobini per sostituirlo con un ben più sontuoso cilindro di feltro nero da abbinare al panciotto e a dorati gemelli da camicia. Hanno inventato il mito del realizzarsi, si sono industriati come mai prima nella storia moderna per il progresso e la crescita economica in nome di una storiella, molto in voga all’epoca, che parlava di una mano invisibile[2]. Hanno armato migliaia di uomini per reprimere le azioni e soffocare le voci di chi alla storiella non credeva o non poteva crederci, di fronte all’evidenza lampante della sua fallacità; hanno mandato quegli uomini con fucili e manganelli contro le folle affamate esattamente come poco tempo prima i Re e i Principi ne avevano mandati contro di loro; poi li hanno mandati in terre lontane, a imporre con la forza la nuova religione del dio denaro a popoli increduli e indifesi; alla fine non era più rimasto niente e li hanno mandati ad ammazzarsi tra di loro, come carne da macello. Non contenti di questo, hanno cominciato a monetizzare oggetti e concetti di ogni tipo, anche i più impensabili: dall’aria all’acqua, dalle parole alla musica, dalla scienza alla conoscenza, dalla vita alla morte, dall’immaginazione alla coscienza; e una volta monetizzati, comprarli è stato per loro facile come rubare le caramelle a un bambino.

Non è molto diverso dall’Ancien Régime. Quale Liberté, quale libertà di scelta consapevole posso vantare di avere se quando compro qualcosa non c’è alcuna trasparenza tra il marchio e il consumatore? Se quando voto democraticamente indicando qualcuno le decisioni le prende qualcun altro? Se non posso scegliere che lavoro fare per contribuire allo sviluppo civile e alla vita collettiva? Se non c’è reale partecipazione in scelte decisionali i cui effetti ricadono sulla testa di tutti? Che libertà ho, di fare cosa? Libertà di religione? È uno strumento di controllo sociale e limita la libertà nella misura in cui si basa su dogmi. Libertà di parola? Gli sgherri manzoniani sono pronti in ogni momento a manganellare o a censurarti se ti lasci sfuggire verità scomode. Libertà di scegliere che lavoro fare? Appartengo ad una generazione precaria sul piano lavorativo e sul piano esistenziale. Libertà di pensiero? «Avete ancora la libertà di pensare, ma quello non lo fate», diceva una canzone[3], «e in cambio pretendete» la libertà di indossare vestiti firmati, di avere l’ultimo modello del cellulare, di aggiornare il vostro profilo di Facebook, di seguire i reality show, di accendere la televisione per contare, sorridendo beffardi dentro di voi, quante disgrazie sono capitate oggi ad altri.

Dov’è l’Égalité quando l’economia è controllata da un’oligarchia dispotica e strutturata nel modo «più vicino al totalitarismo»[4] che l’Occidente abbia saputo produrre dopo i Fascismi del Novecento? Quando la ricchezza è distribuita con un’asimmetria impressionante, per cui un decimo della popolazione sfrutta nove decimi delle risorse, mentre i restanti nove decimi della popolazione sono costretti a patire la fame, la sete, la miseria, le malattie nonostante che l’esistente sarebbe sufficiente per tutti? Dov’è la ragionevolezza dei padri illuministi della Rivoluzione, in tutto questo?

Che Fraternité posso dire di vedere in un mondo in cui si riesce a giudicare una persona, pur fatta di una sua individualità, basandosi sul colore della sua pelle o sulla forma dei suoi occhi, annullando così completamente ogni possibile forma di comunicazione e comprensione? Dov’è la fratellanza tra i popoli quando si sganciano bombe su civili inermi, e tra le persone quando alcune vengono rinchiuse per anni in lager di detenzione per scontare la pena per il reato di essere clandestini? E dov’è ancora quando, una volta usciti dai lager, li si infila in un bastimento come capi di bestiame per riportarli nell’inferno da cui provenivano? E, nell’eventualità che riuscissero a evitare questa triste sorte, dov’è la fratellanza e l’umanità quando, restando, non trovano che insulti e discriminazioni?

Non ci sono dubbi, questo è ancora l’Ancien Régime.

NOTE
[1] Tanto per ricordare qualcosina, rimando a una mia riflessione (vedi)
[2] La teoria della mano invisibile, formulata da Adam Smith nella seconda metà del Settecento, è basata sulla convinzione che la ricerca egoistica del proprio interesse individuale automaticamente giovi all’interesse della collettività, per una tendenza provvidenziale della storia e dell’economia.
[3] Io se fossi Dio, canzone di Giorgio Gaber scritta nel 1978 ma pubblicata nel 1980 (ascolta)
[4] Questo pensiero è stato formulato da Noam Chomsky in un’intervista pubblicata da DeriveApprodi

  1. VIvo in Francia da 27 anni ed è la prima volta che leggo un’analisi cosi’ critica, una radiografia cosi’ asciutta di un Paese che tanta influenza ha esercitato e continua ad esercitare sia oltreoceano, come paladino d’imprenscindibili valori europei (vedi l’ultimo negoziato sul libero scambio UE-USA) sia, in particolare, sul nostro di Paese che si beve tutto quello che parla francese, qualsiasi cosa sia, senza conoscere la cultura contemporanea, quindi ignorandone le profonde contraddizioni, del cosidetto “cugino”, del quale si continua ad avere e a propugnare – complice certa stampa “illuminata” – un immagine idilliaca. DImenticando o ignorando o facendo finta di non vedere che, nel frattempo, il cugino s’è comprato pezzi dell’economia e dell’industria nazionale, senza che nessuno abbia niente da ridire. Purtroppo per noi italiani, non possiamo negare che molte cose basilari, dai servizi pubblici alla diffusione culturale, qui in Francia esistono e funzionano. Non a caso Parigi, che da sempre è meta d’immigrazione nostrana, negli ultimi anni ha visto affluire molti connazionali ben intenzionati a stabilirsi e a rimanerci.

  2. Ciao Max, ovviamente mi fa piacere il tuo apprezzamento per questo scritto, ma, se pensi che si tratti di un’invettiva contro la Francia, ho idea che ti sia sfuggito il suo vero significato. Del resto, non sono mica Alfieri.

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